LA DERIVA DEI
CONTINENTI
LA RICOSTRUZIONE DEI CONTINENTI
Il teorema di Eulero afferma che il movimento di una porzione di sfera sulla
sua superficie è definito unicamente da una singola rotazione angolare attorno
a un polo di rotazione. Il polo di rotazione e il suo antipodo all’estremità
opposta del diametro sono gli unici due punti che rimangono in posizione fissa
rispetto alla porzione in movimento.
Di conseguenza, il movimento di
un continente sulla superficie terrestre fino alla posizione pre-deriva può
essere descritto dal suo polo e dall’angolo di rotazione.
PROVE GEOLOGICHE DELLA DERIVA DEI CONTINENTI
Le ricostruzioni continentali si
basano unicamente sulla corrispondenza geometrica dei bordi della piattaforma
continentale. Se sono davvero queste le antiche conformazioni dei continenti,
dovrebbe essere possibile seguire caratteristiche geologiche continue da un
continente all’altro attraverso i limiti. Il continente, spaccandosi, avrebbe
interrotto tale continuità. Non sempre, però,la spaccatura o rifting tronca le
strutture geologiche più antiche, perché a volte avviene lungo linee di
debolezza del supercontinente che sono // alla grana strutturale, ovvero ai
lineamenti geologici.
LA PALEOCLIMATOLOGIA
La distribuzione delle provincie
climatiche sulla Terra è controllata da una complessa anterazione di molti
fenomeni, comprendenti l’insolazione (cioè la latitudine), la direzione dei
venti, le correnti oceaniche, l’altitudine e le barriere topografiche. La
maggior parte di questi fenomeni è poco nota nella documentazione geologica. In
generale tuttavia, è la latitudine il principale fattore di controllo climatico
e, ignorando piccole combinazioni, lo studio degli indicatori climatici nelle
rocce antiche può essere utilizzato per dedurne, in generale, l’antica
latitudine. Di conseguenza, si può utilizzare la paleoclimatologia, cioè lo
studio dei climi del passato per dimostrare che i continenti sono andati alla
deriva, per lo meno in direzione Nord-Sud.
Gli indicatori importanti sono:
1.Carbonati e depositi di
scogliera: sono limitati alla presenza di acque calde
2.Evaporiti: si formano in
condizioni calde e aride in regioni in cui l’evaporazione è > alle
precipitazioni
3.Strati rossi:sedimenti
continentali arrossati dall’ossidazione
4.Carbone e petrolio: sono
formati dall’accumulo e degradazione di resti organici, richiede un clima caldo
e umido
5-6-7-8 Fosforiti, Bauxite,
Depositi di deserto, Depositi glaciali
I risultati ottenuti applicando
queste tecniche paleoclimatiche indicano decisamente che i continenti hanno
cambiato latitudine nel tempo geologico.
LA PALEONTOLOGIA E LA DERIVA DEI CONTINENTI
La deriva dei continenti ha
influito sulla distribuzione degli antichi animali e piante, creando delle
barriere alla loro diffusione. Un chiaro esempio di questo fenomeno può essere
la crescita di un oceano tra due parti di un supercontinente, oceano che
impedirebbe alle forme di vita terrestri di migrare tra i due blocchi separati.
Una forma meno ovvia di barriera alla diffusione è rappresentata dal clima, ad
esempio i movimenti dei continenti nel senso della latitudine possono creare
condizioni climatiche non adatte a certi organismi.
IL PALEOMAGNETISMO
La scienza del paleomagnetismo
si occupa dello studio del magnetismo fossile conservato in certe rocce. Se
questo megnetismo ha avuto origine all’epoca in cui la roccia s’è formata è
possibile utilizzare la misura della sua direzione per determinare la
latitudine a cui la roccia si è originata.
Le tecniche paleomagnetiche si
avvalgono del fenomeno per cui certi minerali sono in grado di conservare una
registrazione della direzione che il campo magnetico terrestre aveva in
passato.
Certe sostanze paramagnetiche
contenenti elettroni spaiati in gran numero sono dette ferromagnetiche. La
struttura magnetica di queste sostanze tende a svolgersi in un certo numero di
domini magnetici, nei quali gli atomi vengono accoppiati dall’interazione dei
campi magnetici degli elettroni spaiati.
-MAGNETIZZAZIONE NATURALE
RIMANENTE
Le rocce possono acquisire una
magnetizzazione naturale rimanente MNR in molti modi. Se la MNR si forma
contemporaneamente alla roccia viene definita primaria, se viene acquisita
durante la sua storia successiva, secondaria.
La rimanenza primaria delle
rocce ignee è nota come magnetizzazione termorimanente MTR, viene
acquisita mentre la roccia si raffredda dallo strato fuso fino a sotto la
temperatura di Curie, il che avviene dopo la solidificazione. A questo punto, i
minerali ferromagnetici presenti assumono un magnetismo nella stessa direzione
del campo geomagnetico del momento che sarà conservato nella storia successiva
della roccia.
La rimanenza primaria delle
rocce sedimentarie clastiche è nota come magnetizzazione rimanente detritica MRD.
Poiché le particelle sedimentarie si depositano attraverso la colonna d’acqua,
qualsiasi minerali ferromagnetico presente si allinea nella direzione del campo
geomagnetico, se la particella non è troppo pesante. Dopo il seppellimento,
quando il sedimento, saturo d’acqua, è in uno stato semiliquido, le particelle
magnetiche si riallineano al campo geomagnetico in seguito ad attività microscopica, e questo orientamento viene
mantenuto quando la roccia solidifica.
La roccia può acquisire una MNR
secondaria, i meccanismi possibili sono vari.
Viene acquisita una magnetizzazione
chemo-rimanente MCR se si formano minerali ferromagnetici in seguito a
una reazione chimica come l’ossidazione.
La magnetizzazione rimanente
isotermica MRI avviene nelle rocce che sono state sottoposte a campi
magnetici forti , come lo scoppio di un fulmine.
La magnetizzazione rimanente
viscosa MRV si può produrre quando una roccia rimane in un campo magnetico relativamente
debole per un lungo periodo di tempo, tanto che i domini magnetici si allentano
e acquistano la direzione del campo esterno.
Le MCR, MTR, MRD tendono ad
essere dure e stabili per lungo tempo, mentre ad esempio la MRV tendono ad
essere tenere e ad andare perse abbastanza facilmente.
-CURVE DELLA MIGRAZIONE APPARENTE
DEI POLI
I dati paleomagnetici possono
essere mostrati in due modi.
Nel primo si disegna il
continente in posizioni successive secondo le età dei siti campionatura.
Nel secondo il continente è
considerato fisso e vi si rappresentano le posizioni apparenti dei poli per
tempi diversi, in modo da delineare un
percorso della migrazione apparente dei poli, MAP.
I percorsi MAP possono essere
utilizzati per interpretare i movimenti, le collisioni e gli smembramenti dei
continenti.
IL CICLO DI WILSON
L’Oceano Pacifico si è aperto
circa 300 milioni di anni fa e si chiuderà completamente tra altri 200Ma,
quindi il periodo di vita di un bacino oceanico è di 500 Ma. I processi della
tettonica delle placche, tuttavia, sono attivi forse da 2500 Ma fa; di
conseguenza, vi debbono essere stati numerosi
cicli di creazione e di distruzione di oceani nel corso della storia della
Terra. Di questi antichi oceani resta pochissimo, come le associazioni di
ofioliti.
La periodicità dell’apertura e
chiusura degli oceani è nota come Ciclo di Wilson.
Si suppongano due continenti AB
e CD. L’oceano AD si sta espandendo, BC contraendo. Un po’ di tempo dopo
l’oceano BC si chiude completamente, e questa fase del movimento delle placche
si conclude con la collisione dei margini B e C, la costruzione di una catena
di tipo himalayano lungo la sutura BC e la formazione di un supercontinente AD.
L’oceano AD deve dar vita a zone
di subduzione ai suoi margini per mantenere costante l’area superficiale del
globo, anche se non si conoscono le ragioni per le quali inizia la subduzione:
non sembra comunque che la causa sia il carico sedimentario.
La forza di risucchio di fossa
sottopone a sforzo il supercontinente AD. Se sono tuttora presenti le altre
condizioni, il supercontinente si spaccherà in corrispondenza di B’C’, non
necessariamente lungo la sutura precedente BC. Ora i due continenti AB’ e C’D si separano con inmezzo un nuovo
oceano in espansione B’C’ e, per compensare la litosfera oceanica appena
creata, l’oceano AD deve cominciare a contrarsi sviluppando continuamente zone
di subduzione in corrispondenza dei margini continentali A e D. Questa fase
continuerà fino alla collisione di A e D.
Vink e altri hanno dimostrato
che la resistenza della litosfera continentale diminuisce con l’aumentare dello
spessore della crosta. Di conseguenza, il grande spessore della crosta nelle
zone di sutura le rende probabili sede di rifting futuro.
Il ciclo di Wilson continuerà a
operare finchè la concentrazione di elementi radioattivi all’inetrno della
Terra non diventerà troppo bassa per fornire energia termica sufficiente ad alimentare
i movimenti delle placche.
Gurnis ha eseguito simulazioni
numeriche dell’aggregazione e dispersione dei continenti e ha postulato che il
moto delle placche durante il ciclo di Wilson sia intermittente e non continuo.
L’autore sostiene che i continenti
tendono ad aggregarsi al di sopra di correnti discendenti fredde nel mantello,
dove si comportano come una coltre isolante. Di conseguenza il mantello si
riscalda, alterando l’andamento della convenzione, e il supercontinente si
spacca in seguito allo sforzo che ne risulta. Quindi, i frammenti del
continente si spostano verso le nuove correnti discendenti fredde prodotte dal
nuovo regime convettivo.
Gurnis sottolinea che
attualmente i continenti, esclusa l’Africa, si stanno spostando verso regioni
fredde del mantello caratterizzate da zone di basso del geoide, pochi punti
caldi e alte velocità sismiche.
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