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sabato 3 novembre 2012


L'attività tettonica è limitata a fasce della superficie terrestre lunghe e relativamente strette: ne è un esempio la cosiddetta cintura di fuoco che circonda il Pacifico. Per questo motivo, una prima approssimativa individuazione dei margini delle placche si ricavò in base alla distribuzione degli epicentri dei terremoti e dell'attività vulcanica.
Le fasce sismiche segnano i confini delle placche. Si possono distinguere quattro tipi di zone sismiche.
·         Il primo tipo è rappresentato dall'asse delle dorsali medio-oceaniche, dove i terremoti sono poco profondi (meno di 70 km) e accompagnati da attività vulcanica e alto flusso di calore. Lungo gli assi delle dorsali ha inizio l'espansione dei fondali oceanici e le placche si allontanano l'una dall'altra.
·         Anche il secondo tipo di zona sismica è caratterizzato da terremoti poco profondi, ma l'attività vulcanica è assente. Ne sono esempi la faglia di San Andreas in California e la faglia dell'Anatolia nella Turchia settentrionale. Lungo entrambe queste fratture sono stati documentati considerevoli spostamenti orizzontali.
·         Il terzo tipo di zona sismica è strettamente connesso con le fosse oceaniche e i sistemi di archi insulari come quelli che bordano il Pacifico occidentale. In queste zone possono verificarsi terremoti superficiali (fino a 70 km), intermedi (da 70 a 300 km) o profondi (da 300 a 700 km). La profondità dei sismi aumenta con la distanza dalla fossa, seguendo un ipotetico piano inclinato, detto piano di Benioff, fortemente attivo dal punto di vista sismico.
·         Il quarto tipo di zona sismica è rappresentato dalla fascia che, attraverso l'Asia, si estende dalla Birmania fino al Mediterraneo. Si tratta di una vasta zona continentale con sismicità diffusa in cui i terremoti, generalmente superficiali, sono associati ad elevate catene montuose chiaramente originate da fenomeni di compressione.
Le zone sismiche definiscono un mosaico di placche, in movimento relativo tra loro, delimitate da tre tipi di margini:
Margini divergenti, lungo i quali due placche si allontanano l'una dall'altra, lasciando spazio per la risalita di magma dal mantello che forma nuova crosta oceanica, per questo sono detti anche costruttivi. I margini in accrescimento, sono delimitati dalle dorsali oceaniche. L'effettiva direzione del moto relativo non è necessariamente perpendicolare a questa linea, anche se spesso lo è.
Margini convergenti, lungo i quali due placche si muovono l'una verso l'altra, provocando la subduzione di una placca sotto l'altra, nel caso in cui almeno uno o entrambi i margini siano costituiti da litosfera oceanica (nel primo caso è la placca oceanica ad immergersi), oppure provocando la collisione delle due placche, nel caso in cui i bordi affacciati siano costituiti entrambi da litosfera continentale. I margini in consunzione, detti anche distruttivi perché si riassorbe litosfera (solo una delle due placche sprofonda), sono delimitati da fosse oceaniche o catene montuose recenti. Anche in questo caso la direzione del moto relativo non è necessariamente perpendicolare a tale linea, e in generale non lo è.
Margini trasformi, lungo i quali due placche scivolano orizzontalmente l'una rispetto all'altra, senza formazione o distruzione di litosfera, per questo si dicono anche conservativi. Siccome il movimento relativo lungo la faglia è esattamente parallelo alla direzione della faglia stessa, ne segue che le faglie trasformi sono le uniche linee che ci danno la direzione del moto relativo tra le placche.
In genere, una placca è limitata da una combinazione di margini appartenenti a queste tre categorie. Qualunque movimento lungo uno dei margini di una placca comporta come conseguenza riaggiustamenti lungo altri margini. Dove si incontrano tre placche si individuano le cosiddette giunzioni triple. I margini dei continenti possono trovarsi distanti dai margini di placca, oppure coincidere con i margini di placca. Nel primo caso si possono avere margini continentali passivi o margini continentali trasformi; nel secondo caso si hanno margini continentali attivi.
I margini continentali passivi sono caratterizzati da assenza di fenomeni sismici e vulcanici. Sono tipici dei continenti che si trovano ai bordi dei bacini oceanici in espansione, come l'oceano Atlantico. Questi margini segnano il confine tra continente e oceano della medesima placca. Rispetto alla direzione del moto della placca, essi si trovano «in retroguardia», cioè sull'orlo posteriore del continente. Per questo motivo essi sono tettonicamente inattivi. Il principale fenomeno che si verifica in questi margini è la sedimentazione di materiali di origine continentale, che si accumulano indisturbati.
I margini continentali trasformi corrispondono a bruschi rigetti o deviazioni nella spaccatura iniziale, in corrispondenza della quale si attuerà poi la separazione continentale. Anche questi margini sono tipici degli oceani in espansione e caratterizzano l'orlo del continente in posizione posteriore rispetto alla direzione dello spostamento.
I margini continentali attivi sono soggetti prevalentemente a sforzi compressivi e sono interessati da fenomeni endogeni. Questi margini sono situati sul bordo dei continenti in posizione anteriore rispetto alla direzione dello spostamento e coincidono con il confine della placca. Si tratta di margini tettonicamente attivi, che caratterizzano oceani in contrazione, come l'oceano Pacifico.

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